PSICOTERAPIA DI GRUPPO E SOCIAL DREAMING MATRIX

I miei gruppi di psicoterapia raccolgono pazienti che, per lo più hanno già effettuato un percorso psicoterapico o psicanalitico individuale. Gli incontri sono a cadenza quindicinale. Lo scopo di questi gruppi è di estendere l’esperienza terapeutica al contesto relazionale facendo sperimentare ai partecipanti una comunicazione ripulita dalle dinamiche immediatamente ‘agite’, aumentando quindi la consapevolezza dei propri vissuti, osservando in diretta, in sé e negli altri le varie dinamiche in atto. Questi gruppi sono molto ‘potenti’ e spesso hanno permesso di affrontare tematiche mai emerse in terapia individuale. Inoltre il gruppo si situa con precisione nell’esperienza psicologica della ‘base sicura’. Questa nozione è oggi molto utilizzata per indicare un riferimento stabile e coerente, che permette di costituire al proprio interno un punto d’appoggio fermo, che aiuta a far fronte al susseguirsi di esperienze e vissuti legati all’interazione sociale e all’impatto con gli eventi. Inoltre il rapporto stabile all’interno del gruppo permette di instaurare una relazione che nel tempo funge da esperienza strutturante. I pazienti ‘imparano’ a percepirsi e a percepire l’altro in un modo più sano, ripulito dai vissuti proiettivi di cui è intrisa la comunicazione e la relazione umana.
Nel ciclico incontro con il gruppo il paziente è rassicurato da un confronto sempre razionale e rispondente a vissuti emotivi riconosciuti e condivisi. Le divergenze inoltre non sono rimosse o agite con la fuga o l’aggressione, bensì portate a coscienza ed esaminate rapportandole sia a vissuti legati alla storia individuale, sia a eventi che riguardano il gruppo. Le interpretazioni viaggiano quindi sia a livello del gruppo che dei singoli.
Una riflessione sull’utilità di questo tipo di gruppo mi ha portato a considerare la complessità della nostra società che spinge ad un’azione convulsa e non meditata e a relazioni centrate sull’immagine e quindi depauperate del senso interno. La dimensione inconscia, ma anche quella spirituale, non trovano spazio se non nel contesto religioso e la psiche ‘soffre’.
Potremmo ancora dire che da una dimensione di ipertrofia dell’Io, tipica di questa società, si cerca di spostare l’asse proponendo un’esperienza centrata sul Sé. L’esperienza dei gruppi aiuta quindi a mantenere ‘una finestra aperta sull’inconscio’ nutrendo l’anima e fungendo quindi da prevenzione riguardo al riformarsi di dinamiche patologiche date dalla compressione sociale.
Inoltre si usufruisce dell’inestimabile esperienza del contatto e del confronto con la ricchezza di menti altre. Poter conservare in modo non troppo impegnativo (data la cadenza quindicinale) uno spazio di dialogo con la dimensione inconscia insieme ad altre persone che condividono la profondità dell’analisi e la sensibilità necessaria per accogliere i contenuti dell’inconscio, diventa un’esperienza preziosa al di là dell’intento terapeutico.

SOCIAL DREAMING MATRIX

La S.D.M fu scoperta da W. Gordon Lawrence, lavorando all’Istituto Tavistock di Londra agli inizi degli anni ’80 e consiste nell’esperienza di condivisione dei sogni, senza interpretazione alcuna, in un gruppo che si ritrova a scadenze predeterminate. Questa esperienza si appoggia sulle seguenti considerazioni.
Di rado siamo portati a comunicare agli altri i nostri sogni se non quando ci turbano molto, gli incubi, o, se siamo guidati da una terapia analitica, sul lettino dello psicanalista. Eppure fin dai primordi il sogno non era un evento estraneo alla vita dell’uomo, né un’esperienza strettamente individuale. Al sogno del singolo era data una rilevanza sociale sia per un’inconscia capacità di lettura degli eventi, sia per gli effetti sulla comunità.
L’esperienza di S.D.M. offre l’occasione per tornare a vivere la funzione fisiologica del sogno, superando l’ottica strettamente individuale o interpretativa che ne ha guidato la lettura negli ultimi decennio. La S.D.M. si definisce quindi come gruppo di socializzazione dei sogni, o meglio della matrice sociale dei sogni. E’ esperienziale e senza alcun intento terapeutico. Date le caratteristiche dell’attività che prevede la comunicazione dei propri sogni e non di problematiche legate alla propria vita, al proprio inserimento sociale, le differenze si azzerano e si realizza una comunicazione ‘leggera’ fra i partecipanti al gruppo, priva delle tipiche dinamiche di competizione e confronto che si instaurano in ogni contesto gruppale.
Questa attività può essere proposta a un gruppo eterogeneo che si compone per l’esperienza e che condivida comunque un medesimo intento d’esperienza culturale, in un contesto di scambi e socializzazione.
Le sedie che accolgono i partecipanti sono disposte a spirale e i partecipanti si accomodano liberamente. La disposizione a spirale tende a evitare la modalità a cerchio tipica del gruppo di terapia che può promuovere dinamiche relazionali di tipo transferale.
Si prevede un ciclo di 5 o 8 incontri della durata di 45 o 75 minuti a seconda del numero di partecipanti. Si prevede una cadenza settimanale.
Il gruppo si S.D.M può essere anche proposto a contesti specifici (durante un congresso, all’interno di un processo formativo di varia natura, durante uno stage residenziale) offendo qui alla committenza uno spaccato sui vissuti inconsci dello specifico collettivo, utili anche come feed-back dell’evento.